Tolgono il
fiato le immagini e i video diffusi dai quotidiani e nei social, degli incendi
che si stanno propagando in Amazzonia.
Tuttavia, non sono certo casi isolati: basti pensare che in luglio sono stati
distrutti 2.253 km quadrati di vegetazione. L’Istituto nazionale per la ricerca
spaziale del Brasile (INPE) ha rivelato, attraverso i satelliti, un aumento
dell’83% dei roghi in tutto il Brasile nel 2019 rispetto al 2018, di cui 75.000
eventi incendiari nella foresta pluviale amazzonica. Questo è il dato più alto
dal 2013.
La foresta
amazzonica, la più grande foresta pluviale al mondo, definita anche il “polmone
del mondo” per il suo importante ruolo di produttrice di ossigeno, è uno degli
ecosistemi più ricchi al mondo. La sua presenza è quindi fondamentale per molti
motivi, tra cui anche contrastare il riscaldamento globale.
Secondo
l’Amazon Research Institute (IPAM) il numero degli incendi è strettamente legato
all’ intervento di disboscamento: i luoghi dove sono scoppiati più incendi sono
stati quelli dove c’è stato un maggior numero di disboscamenti. Infatti la
foresta pluviale amazzonica è un ambiente umido, non brucia naturalmente. Alcuni istituti di ricerca e organizzazioni non governative hanno affermato che
gli incendi sono intenzionali: alcuni agricoltori utilizzano illegalmente il
fuoco per “liberare” la terra dalla vegetazione e dalle popolazioni indigene.
Rispetto al
suo stato iniziale, oggi l’Amazzonia è stata disboscata per oltre il 15% e il raggiungimento
del punto critico per questa regione è vicino: secondo gli scienziati se il
disboscamento dovesse raggiungere il 25%, la foresta pluviale potrebbe diventare
una savana. I danni per tutto il Pianeta sarebbero irreparabili.
Gli incendi che si sono propagati durante il mese di agosto rischiano di far perdere il 20% della produzione
di ossigeno del pianeta, il 10% della biodiversità mondiale e la perdita di
habitat per 34 milioni di persone.
WWF ricorda che la foresta «è un ambiente delicatissimo e irripetibile. Una volta scomparsa sarà scomparsa per sempre e nessun intervento di rinaturalizzazione potrà mai creare la straordinaria varietà, ricchezza e complessità di una foresta tropicale non violata dall'uomo».
Di fronte a
questi eventi risulta sempre più evidente l’importanza di compiere scelte
consapevoli per salvaguardare il patrimonio naturale unico che ci è stato
regalato dalla Natura. E' perciò necessario ripensare al modello di
produzione e commercializzazione degli alimenti, responsabile di causare un
impatto di dimensioni globali sugli equilibri ambientali, economico-sociali e
culturali. Per questo motivo possiamo iniziare compiendo un primo passo: scegliere prodotti che rispettino i principi della Total Quality.
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Marta Grigoletto
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